Mozambico
Colori e volti
Una breve esperienza in Mozambico

Quest’estate dal 21 luglio all’11 agosto sono stata in Mozambico, un viaggio breve ma intenso! A invitarmi in modo speciale è stata Martina che da diversi anni, proprio in Mozambico, sta portando avanti la responsabilità della formazione delle nostre giovani. Il mio andare lì è stato un andare per collaborare con Martina appunto nell’ambito formativo, quindi non un viaggi turistico o di una semplice esperienza di volontariato, ma un viaggio che aveva come obiettivo principale accompagnare più da vicino le ragazze che da un po’ di tempo sono in comunità con noi a Nampula, cittadina che si trova a 2.000 km dalla capitale di Maputo.
Sono partita viaggiando con Martina che era in Italia per partecipare ad un incontro nella nostra sede centrale a Bologna e questo ci ha permesso di iniziare già a condividere più da vicino quello che sarebbe stato il nostro stare insieme e il nostro collaborare. Partenza dalla Malpensa di Milano alle 23 di un sabato sera di luglio e la cosa che mi colpisce sempre è vedere la gente che viaggia, c’era un gran movimento quel sabato sera all’aeroporto…è vero era tempo di vacanza, ma gli aeroporti e le stazioni sono sempre super affollate…bambini con le famiglie, ragazzi, giovani, coppie…insomma un mondo che viaggia e questo mi fa pensare a quanto oggi sia più facile raggiungere altri paesi, fare nuove conoscenze, incontrare altre realtà, vedere paesi mai visti e che forse non vedremmo più chi lo sa…fatto sta che a volte mi sembra che davvero il mondo si sposti tutto insieme!
 
Direzione Nampula
Primo tratto di viaggio Malpensa – Adis Abeba (circa 6 ore di aereo), ma solo il tempo di cambiare il volo e, viaggiando di notte, tra il sonno e il buio abbiamo visto davvero poco. Poi l’ultimo tratto di volo aereo di altre 6 ore: Adis Abeba – Maputo, la capitale del Mozambico. Lì ad accoglierci le nostre sorelle che vivono appunto nella capitale che puntualmente sono davvero il punto di riferimento per chi arriva a Maputo. Una breve sosta di una notte a Maputo, giusto il tempo di capire che sono arrivata in Mozambico e poi si riparte per Nampula al nord con volo interno. Qui ho la fortuna di viaggiare di giorno (solo 2 ore di aereo) ma che subito mi fa toccare con mano e vedere con gli occhi una realtà totalmente diversa: quella realtà di Africa sentita raccontata tante volte, vista in fotografia in mille occasioni e che ora i miei occhi possono vedere. Appena l’aereo si alza da Maputo posso vedere dall’alto questa grande e bella città con le sue mille contraddizione: dai palazzoni costruiti su più piani, ai poveri villaggi che si trovano in periferia e che subito ti colpiscono per la povertà e di miseria, ma ancora non ho toccato con mano la reale povertà africana che è molto più visibile a Nampula dove ci sono stata per più di 15 giorni. L’arrivo a Nampula è nella tarda mattinata di lunedì 23 luglio e lì troviamo Mariolina e alcune delle nostre giovani pronte a portarci a casa. Già al piccolo aeroporto di Nampula ho iniziato a vedere di più e meglio la vera realtà mozambicana sentita raccontare per tante e poi tante volte dalle altre missionarie che da anni vivono lì o che sono state lì diverso tempo. Ad accoglierci un bel sole, un cielo azzurro e tanti, tanti colori: i colori delle capulane portate dalle donne, i colori dei vari mercatini che trovi lungo la strada, il colore del cielo e tanti volti, giovani e meno giovani, tanti volti di bambini che incontri per la strada a tutte le ore e in tutti i momenti della giornata. Subito l’impatto con una realtà che questa volta ha davvero il volto dell’Africa vista in fotografia, di quel Mozambico che da tanto sentivo parlare e raccontare adesso io era lì in quella porzione di Africa che mi sembrava immensa ma che confrontata con la cartina geografica il Mozambico è solo un piccolo paese di tutta l’Africa.
 
L’accoglienza a casa
Il tragitto dall’aeroporto a casa nostra, nel quartiere di Napipine dove siamo già da diverso tempo, non dura molto forse 20 minuti e non perdo tempo a guardarmi attorno per capire dove sono, per non farmi scappare niente di ciò che questa nuova realtà mi può donare e far apprezzare e lo sguardo è perennemente fuori dal finestrino a guardare, ad osservare, a cogliere il nuovo, tutto il nuovo che questa realtà mi fa vedere, quasi il timore di perdere qualcosa di prezioso e che poi non vedrò più e allora sono lì con gli occhi fuori a farmi sorprendere. E poi eccoci a casa: inutile dire che mi trovo un po’ spaesata, non ho ancora ben realizzato che sono in Mozambico e sono lì un po’ incuriosita, un po’ timorosa, un po’ carica di attese su ciò che mi attenderà, ma a farmi cacciar via i timori e i tremori ci pensano le nostre giovani, che sono ancora in tempo di vacanza dalla scuola, e che appena ci vedono arrivare sono lì a cantare e a danzare…si perché, per chi non lo sapesse, la danza in Africa fa parte della vita quotidiana…la danza ce l’hanno proprio nel sangue! E così riceviamo con gioia il nostro caro saluto di benvenuto! Il tempo di adattarmi alla nuova casa, a capire dove sono, e come funziona la vita lì e poi subito al lavoro. Le ragazze attualmente sono 7 anche se in tappe formative diverse e tutte vivono lì in comunità; il mio lavoro concreto è stato incontrare personalmente ciascuna di loro a più riprese per una conoscenza reciproca e per dare loro un piccolo aiuto per continuare il loro percorso formativo iniziato nella Compagnia Missionaria. I dialoghi e gli incontri fatti con calma mi hanno permesso di conoscere le nostre giovani di cui sapevo ben poco se non il loro nome. Sono stati momenti arricchenti per tutte noi e credo che, quando si ha la possibilità di essere ascoltati e di ascoltare, sia davvero sempre una vera grazia e un dono grande. Tra un colloquio e l’altro ho cercato di osservare, vedere, conoscere questa piccola porzione del Mozambico dove mi sono trovata a vivere e davvero ho visto tanti, tantissimi volti soprattutto di giovani per strada, tanti bambini che ti prendono il cuore perché ti guardano con i loro occhi che sembrano dirti tante cose…nei miei brevi momenti liberi andavo spesso lì alla nostra parrocchia, un breve tragitto di strada, ma che mi ha messo in contatto con innumerevoli giovani, studenti, ragazzi, bambini…si perché la nostra casa è circondata da scuole: da quella materna all’università e in ogni ora della giornata uscendo di casa incontri volti che ti parlano, che manifestano il desiderio di un incontro vero autentico, che vorrebbero dirti qualcosa ma non sapendo cosa e come dirlo allora il loro sguardo diventa più eloquente di molte altre parole. Poi i colori: il colore bellissimo del cielo, i colori delle mille capulane che le giovani e le donne mettono e usano come vestito…la gente per strada, gli innumerevoli mercati che trovi in ogni centimetro quadrato dei marciapiedi…insomma un quartiere sempre in movimento a tutte le ore della giornata che ti da il senso di una vita che non si vuole fermare nonostante le mille povertà di cui il Mozambico soffre.
 
Essenzialità
Impressiona come le persone e le famiglie riescano a vivere in condizioni a volte precarie dove le case hanno appena quattro mura mese insieme, dove l’acqua e la luce, che per noi sono beni dovuti, lì è una grazia e una fortuna averli; impressiona come le famiglie vivano in poco spazio ristretto e a volte in mezzo alla sporcizia…eppure la gente ci vive e io mentre guadavo tutto questo mi dicevo ma come fanno? Quando noi andiamo subito in tilt se per un’ora ci tolgono l’acqua, se per breve tempo ci viene a mancare la corrente e ci sembra di non poter più vivere perché siamo dipendenti dalla tecnologia e ci sembra che tutto si fermi…invece lì tutto sembra sempre continuare, che ogni mancanza in qualche modo ha sempre la soluzione al problema, che la vita ha comunque sempre un suo senso, che le persone sanno vivere anche senza questi beni che per noi sembrano il pane quotidiano. La terra africana mi ha insegnato che ciò che è essenziale è la vita e la gente si da fare per rispettare la propria dignità di vita umana! La terra africana mi ha educato all’essenzialità…riscoprire davvero ciò che è superfluo da ciò che è invece necessario, ciò che è importante da ciò che non lo è, ciò che riempie la vita nel vero senso del termine e capire che non sono le mille comodità o le mille cose che uno può avere, ma la presenza dell’altro che ti è accanto in quel momento lì…certo il pensiero andava spesso oltre i confini del Mozambico perché nel cuore c’era il pensiero per la mia famiglia in modo particolare, ma quando si è lontani si impara a vivere l’esperienza dell’affidamento, del fidarsi che tutto andrà bene, che tutto sarà custodito dal Cuore di Dio, che in Lui potevo stare certa anche del bene per la mia famiglia…ecco il Mozambico mi ha educato maggiormente a fidarmi e ad affidarmi totalmente! Mi porto nel cuore i volti, i luoghi visti, i volti delle nostre giovani, la loro gioia, le loro danze, i loro desideri, mi porto nel cuore la passione missionaria di tante persone che stanno spendendo la loro vita per questo popolo, mi porto nel cuore le fatiche e le gioie, le speranze e le attesa di tutto le persone incontrate e le affido al Buon Dio, autore di ogni vita!


Orielda Tomasi

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